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Occupazione femminile in Italia: dati, divari di genere e prospettive di miglioramento

    Il tasso di occupazione femminile in Italia continua a essere tra i più bassi d’Europa, con un divario significativo rispetto alla media UE. Secondo il rapporto Cnel-Istat “Il lavoro delle donne tra ostacoli e opportunità”, nel terzo trimestre del 2024 il tasso di occupazione femminile nel nostro Paese era inferiore di 12,6 punti percentuali rispetto alla media europea, confermandosi il più basso tra i 27 Stati membri. Sebbene abbia raggiunto il livello massimo storico, la crescita dell’occupazione femminile in Italia è stata più lenta rispetto al resto d’Europa, con un aumento di 6 punti percentuali dal 2008 al 2024, contro gli 8,6 punti della media UE.

    Il gap di genere nel mercato del lavoro

    Uno degli aspetti più critici riguarda il divario occupazionale tra uomini e donne. In Italia, il gap di genere è di 17,4 punti percentuali, quasi il doppio rispetto alla media UE di 9,1 punti. Questo squilibrio si manifesta in maniera ancora più marcata per le donne del Sud, le giovani e le straniere, che affrontano ostacoli aggiuntivi nell’accesso al lavoro.

    Retribuzioni: un divario ancora ampio

    Dal 2015 al 2022, il monte retributivo annuo delle occupate è cresciuto in termini reali del 5%, superando l’incremento del 3,2% registrato dagli uomini. Tuttavia, persiste un forte differenziale salariale: le retribuzioni medie femminili sono ancora inferiori di oltre 6.000 euro l’anno rispetto a quelle maschili. Questo dato riflette sia la maggiore diffusione del part-time tra le donne che il persistente fenomeno del gender pay gap, con differenze salariali anche a parità di ruolo e qualifiche.

    Fattori che ostacolano l’occupazione femminile

    L’occupazione femminile in Italia è frenata da diversi fattori strutturali:

    1. Difficoltà di conciliazione tra lavoro e vita familiare: la carenza di servizi di supporto, come asili nido e politiche di welfare adeguate, limita la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
    2. Elevata incidenza del lavoro part-time involontario: molte donne accettano impieghi con orari ridotti per mancanza di alternative a tempo pieno.
    3. Stereotipi di genere e discriminazioni: la persistenza di pregiudizi culturali penalizza le donne, specialmente in settori a prevalenza maschile.
    4. Minore accesso a posizioni dirigenziali: le donne sono sottorappresentate nei ruoli di leadership e nei settori strategici dell’economia.

    Come migliorare l’occupazione femminile in Italia?

    Per colmare il divario occupazionale e salariale tra uomini e donne, sono necessarie politiche mirate e interventi concreti:

    Potenziare i servizi per la conciliazione vita-lavoro: investire in asili nido, congedi parentali equamente distribuiti tra uomini e donne e incentivi per il welfare aziendale. ✅ Promuovere la parità retributiva: rafforzare le normative contro il gender pay gap e incentivare la trasparenza salariale. ✅ Sostenere l’imprenditoria femminile: favorire l’accesso al credito e semplificare le procedure burocratiche per le donne che avviano un’attività. ✅ Maggiori incentivi per l’occupazione femminile: ridurre il cuneo fiscale per le lavoratrici e incentivare le aziende che assumono donne, specialmente in settori innovativi e STEM.